GEAS, CHE FESTA! I 40 ANNI DELLA COPPA DELLA STORIA DIVENTANO UN HAPPENING DI EMOZIONI

L’auditorium di Multimedica stipato di centinaia di Vip e di rossonere di ogni età. Le protagoniste di Nizza ’78 si rivedono nel filmato della finale: brividi e commozione fra loro e nel pubblico.

 

SESTO SAN GIOVANNI, 8 aprile 2018

 

Una grande giornata di sport e di emozioni, di sorrisi e lacrime di gioia, una grande giornata di Geas. Un gran numero di Vip del basket e tutto il mondo rossonero compatto, dalle piccole del vivaio alle “grandi” della prima squadra, passando attraverso allenatori e staff, stipano l’auditorium di Multimedica (uno degli sponsor del club ed eccellenza medico-sanitaria lombarda) di Sesto San Giovanni, per celebrare il 40.o anniversario della storica vittoria della coppa dei Campioni di Nizza del 1978, la prima del basket femminile italiano. Si respira un’aria di festa, ma anche di ammirazione e riverenza, al cospetto delle “signore della coppa”, riunite assieme per la prima volta da allora, e dei tanti grandi personaggi dello sport che hanno desiderato essere presenti per render loro omaggio. La coppa, dallo stile demodé ma pieno di fascino, è ben esposta nell’atrio dell’auditorium sin dall’arrivo dei primi ospiti: tutti si soffermano ad ammirarla, bambine e adulti: è lei, assieme alle straordinarie donne che la conquistarono, la grande protagonista dell’evento.

 

Durante il rinfresco d’apertura, le “signore” prendono posto sul lato dell’atrio, a ricordare infiniti aneddoti di quell’esperienza in comune: il tempo si annulla, tutto fra loro è come allora. Una prima magia. La hall è piena di importanti figure del basket di ieri e oggi. Qualcuno più coraggioso degli altri chiede una foto a Dan Peterson, che non ha voluto mancare. Tutti sono consapevoli della caratura dei personaggi presenti: grandi giocatori e giocatrici d’un tempo, come Renzo Bariviera, ex azzurro ed ex Milano, Cantù e Bologna, hall of famer del basket italiano dal 2012, Licia Toriser, già capitana della nazionale, Manuela Zanon, le indimenticabili capitane del Geas Annalisa Censini e Michela Frantini, Roberta Colico, Luisa Zambon, Chiara Guzzonato, Maria Luisa Premier, e poi Tommasoni, Bardessono, Zonato, Cogliati, Sanfilippo, Pelle, Fiorio; importanti dirigenti, come la vicepresidente della Federbasket ed ex giocatrice Mara Invernizzi, Toni Cappellari – anche coach di Vicenza donne ad inizio anni ’70 –, l’uomo dietro la scrivania della leggendaria Milano anni ’80 di Peterson, D’Antoni e McAdoo, il general manager di quel grande Geas, Angelo Garavaglia, Angela Albini; tecnici di nome, come Dante Gurioli, che allenò anche il Geas nei due anni precedenti alla conquista d’Europa e sposò poi Giusy Fogliani, Luisito Trevisan, che pose le prime basi del Geas vincitutto, Carlo Colombo, Maurizio Frigerio, naturalmente Roberto Galli; importanti giornalisti ed editori, come Bruno Bogarelli e Dario Colombo, per anni anime dei “Giganti del basket”, l’attuale direttore-editore della rivista Giampiero Hruby (che ha appena dedicato un intero numero al basket femminile, distribuito agli intervenuti), Antonio Tavarozzi, inviato a Nizza per “La Stampa” di Torino. L’elenco è forzatamente limitato: in sala, ad assommare i palmarès individuali dei convenuti c’era un numero incalcolabile di scudetti, coppe, presenze in azzurro.

 

Intorno alle 11, l’atrio si svuota, lasciando sole le campionesse: dopo una fotografia che le ritrae nelle medesime posizioni che occupavano nella foto di squadra del ‘78, le attende un ingresso trionfale in sala. Sulle note di “We are the champions” dei Queen, le “signore” attraversano un tunnel rossonero umano, composto dalle piccole del vivaio, eccitate quanto il resto del pubblico. È un momento da brivido. Eccole finalmente, Bocchi, Bozzolo, Sandon, Battistella, Ciaccia, Re, Fogliani, Cesati (assenti per cause di forza maggiore Tonelli e Baldini), sedute in prima fila, insieme alle giocatrici di oggi, agli allenatori, allo staff e ai dirigenti. Dopo i ringraziamenti alle persone del Geas che hanno contribuito con il loro lavoro alla complessa organizzazione dell’evento, Filippo Penati, presidente del club, ricorda fra l’altro: “Quella vittoria andò oltre i confini della città, per diventare a tutti gli effetti un orgoglio nazionale”. Ma che cos’è oggi il Geas basket? Per rispondere, Penati fa uso di una singolare favola: quella che prende avvio dalla generosità delle ragazze della prima squadra, che, di fronte alla seria crisi dello scorso settembre, hanno deciso di provare lo stesso a dare un futuro al club; quella che si compie nel lieto fine del gesto dell’anonimo benefattore, grazie al quale il Geas continuerà ad esserci, per provare a realizzare gli obiettivi delle ragazze di coach Cinzia Zanotti e per continuare a sviluppare la propria identità attorno al vivaio, eccellenza italiana. E c’è anche spazio per un abbozzo di progetto futuro: il presidente Penati, assieme al presidente della polisportiva Geas Antonio Nitto, immagina un’accademia del basket, per potenziare ulteriormente l’attività sportiva sul territorio.

 

È il momento di Dan Peterson, intervistato da Franco Arturi, editorialista della Gazzetta dello Sport (all’epoca inviato a Nizza per il suo giornale), nonché marito di Rosi Bozzolo e padre di Giulia Arturi. Peterson ha anche contribuito con un articolo alla brochure celebrativa dell’evento, definendo quel gruppo, che ha visto in azione, “una macchina da guerra”. L’ex coach dell’Olimpia rapisce il pubblico col suo inimitabile piglio, parlando dei rimbalzi intimidatori di Mabel Bocchi; di Rosi Bozzolo, grandissima per non sbagliare mai in campo e per avere grande controllo sulle proprie scelte; di Wanda Sandon, la “Tim Duncan di quel Geas”: in campo sembrava di non notarla, ma riusciva a far vincere le partite. Dan chiude ringraziando di cuore quelle ragazze di allora, le quali per prime riuscirono in un’impresa incredibile.

 

Intervengono anche figure istituzionali, quali il sindaco di Sesto Roberto di Stefano e l’assessora regionale allo Sport e ai giovani Martina Cambiaghi; viene poi letto un messaggio del presidente della Fip Giovanni Petrucci, che sottolinea l’eccezionalità di quel trionfo, che preparò la via a tutti i successi ottenuti dai club e dalle squadre azzurre nei decenni successivi. Il giornalista Mario Castelli, anchorman della mattinata, dà infine il via al momento clou della mattinata: il filmato del secondo tempo della partita di Nizza, reperito in Francia dopo 35 anni di rocambolesche ricerche.

 

Ed è qui che la magia prende ancora corpo: in sala si esulta ad ogni canestro come per una diretta, si applaude, si teme per il ritorno delle avversarie, si ammirano i gesti di quelle campionesse con orgoglio. E le “ragazze” in prima fila partecipano fra divertimento e commozione, indicandosi l’un l’altra ad ogni gesto. Battistella a Bocchi: “Ma quanto saltavi?!”. Bocchi a Battistella: “Brava, gran canestro!”. E via così mentre la coppa si avvicina ad ogni minuto di partita.

Alla prima pausa del filmato, Castelli intervista prima Dante Gurioli e Dario Colombo, poi la “divina” Mabel Bocchi, la cestista italiana più forte di tutti i tempi, hall of famer dal 2007, carismatica e vulcanica come sempre. “Io riferimento di tutte? Il pivot finisce per esserlo per definizione, ma potevo esercitare quel ruolo solo grazie alle mie compagne. Avevamo dentro qualcosa di particolare ed eravamo lì per metterlo in campo”. Parla poi Rosi Bozzolo, cervello e polmone di quella squadra: “Tensione prima della partita? Al contrario: ricordo solo che approfittavamo del bel tempo per metterci al sole, inseguite dai dirigenti che cercavano di impedirlo. In campo, quella partita l’ho vissuta come in trance: pensavo solo a tappare tutti i buchi in difesa e a vincere”.

 

Dopo il secondo spezzone del filmato, tocca a Marina Re (“quasi paralizzata dall’emozione: non m’ero accorta di aver giocato tanto, m’impegnavo solo a difendere duro”) e a Lella Battistella, la vera Mvp di quella finale, chiusa a 22 punti, che dichiara di aver percepito una particolare alchimia all’interno del gruppo in quell’occasione, definita “il giorno più bello della mia vita”. Viene trasmessa la parte finale della gara, dopodiché interviene Dora Ciaccia, (“ero l’elemento di esuberanza in mezzo a quelle campionesse”), prima di Giusy Fogliani (“tutto bello, naturalmente, ma mi dispiace di non essere potuta entrare, normale, no?”) e Daniela Cesati (“non facevo che piangere per l’emozione in panchina”), giovanissime all’epoca e non scese in campo a Nizza, ma che raccontano quanto quei momenti vissuti indossando la maglia del Geas siano sempre rimasti vividi nella memoria.

 

Il ricordo di Nizza non può che concludersi con le immagini (mai viste in Italia: la Rai non le trasmise) della premiazione sul campo: momenti di emozione unici, cui segue, in sala, un altro scambio di onori. Una ad una, le ragazze di oggi donano una targa celebrativa alle campionesse d’Europa. Un pensiero particolare va al presidente del grande Geas degli anni 70, l’Ing. Azeglio Maumary. Vengono omaggiati anche “Carletto” Vignati, colonna portante rossonera dal 1965 e Giuseppe Villa, in quegli anni copresidente, che sottolinea l’importanza che ebbe l’allenatore Fabio Guidoni alla guida di quel gruppo. Infine, sulle note evocative di “Momenti di gloria”, la sala si svuota molto lentamente: tanti ospiti si soffermano, quasi per far durare ancora più a lungo l’incantesimo: anche questa giornata entrerà fra quelle indimenticabili.

 

Fabiano Scarani – Ufficio stampa GEAS

 

P.s.: chi non ha potuto essere presente all’evento presto potrà vederne un’ampia sintesi filmata su Youtube, grazie al prezioso lavoro di Diego Marturano e Rodolfo Palermo, telecronisti ufficiali del Geas. Vi terremo informati. Il secondo tempo di Nizza e la premiazione sono invece già disponibili su Youtube, sul canale Geas.

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