Il basket femminile: una storia tutta da raccontare (di Enrico Casiraghi)

Il nostro Enrico Casiraghi comincia una serie di articoli sui momenti e i personaggi salienti della pallacanestro in rosa, aprendo con Gianfranco Benvenuti.

Dopo aver dedicato nella scorsa stagione i miei interventi di metà settimana ai fondamentali, dedicherò le mie note in questa stagione al passato del basket femminile, al quale chiederemo il permesso talvolta di sconfinare anche in un presente luminoso per il nostro sport.

La gloriosa Ginnastica Triestina vince il primo campionato del 1929-30 ripetendosi l”anno successivo, seguita poi da Milano in varie livree: Gioiosa, Canottieri Milano, Ambrosiana Milano. Il movimento cestistico femminile dagli anni 30/40 in poi si allarga rapidamente ad altri centri: Legnano, Como, Udine, Venezia, Roma.

Tempi gloriosi, tempi di campi all’aperto e spesso in terra battuta, di “pallonesse” di cuoio (come del resto accadeva) per i maschi, fatti di viaggi in terza classe, pieni di grande allegria e voglia di stare insieme.

Torneremo su questi momenti storici della pallacanestro, ma, facendo scorrere un po” la striscia del tempo, arriviamo subito alla fine degli anni sessanta quando la FIP, in seguito ai risultati dell”Olimpiade di Città del Messico, decise che c”era bisogno di dare il cambio ad un gruppo di giocatori che, seppur di grande valore, necessitavano di qualcuno cui passare il testimone. Fu chiamato Giancarlo Primo a guidare questa nuova fase. All”allenatore romano si chiese di mettere mano e rivalutare l’intero movimento cestistico italiano, e non solo la nazionale maschile. Primo, che era già stato in precedenza allenatore della nazionale junior maschile agli Europei di Vigo e della nazionale femminile, sapeva bene cosa c”era da mantenere e cosa da rinnovare. Chiamò per ogni settore dei validi “apostoli” nei quali ripose tutta la sua fiducia e stilò una programmazione comune che si apriva con il verbo della “difesa”.

Per il settore femminile Primo scelse un allenatore che aveva fatto molto bene con varie squadre: Livorno, proprio lì profeta in patria, Cagliari, Snaidero Udine; una persona carica di entusiasmo. E Gianfranco Benvenuti, di lui parliamo, riconobbe sapientemente che l”incarico a lui assegnato era ben lungi dall’essere una ricostruzione da zero, in quanto il settore femminile era ben vivo. L’ambiente necessitava solo di qualcuno che lo organizzasse, di una figura di riferimento a livello tecnico, umano e di collegamento tra le società e la Federazione. Ricordo aneddoti simpaticissimi legati ai suoi interventi con gli allenatori del settore presso il Comitato Regionale Lombardo. Gianfranco era acerrimo nemico di quell’”acquettina”, come la chiamava lui, e del fazzolettino nel calzino. Non sopportava il fatto che le ragazze approfittassero di ogni pausa nello svolgimento degli esercizi per correre a bere un sorso d”acqua. “Ma, deh, nun si può fare che si beva tutte insieme in una pausa dell”allenamento invece che passare di continuo al rifornimento come al Giro d”Italia?”: la sua sferzante cadenza toscana non faceva sconti. Il fazzolettino nel calzino impiego poco a sparire. E a chi gli chiedeva se era stato difficile per lui adattarsi al settore femminile, rispondeva così: “No, mi è bastato conoscere in tanti anni una persona per capire come mi sarei dovuto comportare nel condurre un gruppo di femmine: mi’ moglie…”.

Allora ero assistente allenatore alla Standa Milano e quindi ero spesso presente ai raduni della nazionale. Mi accorsi della passione con la quale svolgeva il suo lavoro e di quanto fosse apprezzato dalle ragazze. Ebbe il buon senso di capire che il rinnovamento del settore non poteva prescindere dal mantenere in nazionale alcune giocatrici carismatiche nel ruolo e nelle prestazioni. I risultati di un ottimo lavoro premiarono “Caco” Benvenuti e la nazionale femminile con un prestigioso terzo posto ai Campionati Europei di Cagliari nel 1974 (prima medaglia post bellica della nazionale italiana), al quale si aggiunse nello stesso anno anche un ottimo terzo posto europeo nella categoria junior.

Ho dato risalto alla figura di Gianfranco “Caco” Benvenuti come un punto fermo della storia del basket femminile: indietro c”è una storia gloriosa, avanti un presente luminoso e brillante. Vi accompagnerò in questo bellissimo percorso cestistico utilizzando i miei ricordi, le testimonianze di alcune giocatrici come Rosi Bozzolo, Umbi Pareschi, Cia Colavizza, Antonella Cecatto, Tiziana Antonini, ma illuminerà il percorso anche una ricchissima produzione libraria, proprio sulla storia del basket femminile, curata anche dalla nostra Giulia Arturi. Faremo vivere lo sport dei canestri rosa attraverso persone, fatti, squadre, aneddoti, campi ed ogni settimana vi presenteremo un pezzettino di questo meraviglioso puzzle per costruire una stupenda foto.

Enrico Casiraghi

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